Il Long Covid può essere anche vascolare

Gli effetti del cosiddetto Long Covid possono coinvolgere anche il sistema cardiocircolatorio e determinare disfunzioni endoteliali nei vasi di medie e grandi dimensioni. Tra le conseguenze più frequenti c’è la progressione accelerata delle placche aterosclerotiche preesistenti, attraverso un’aumentata deposizione di piastrine, di cellule e di proteine infiammatorie circolanti.

Questi sono alcuni dei risultati emersi da un’indagine, pubblicata nel gennaio del 2024 sulla rivista scientifica Angiology, realizzata da medici, professori e ricercatori dell’università di Modena e Reggio Emilia in collaborazione con l’istituto Nazionale per le Ricerche Cardiovascolari INRC.

Il Long Covid, definito tale quando i sintomi persistono oltre 12 settimane dopo l’infezione da Covid-19, è caratterizzato da una moltitudine di manifestazioni differenti, che variano in base alle caratteristiche della persona e a numerosi altri fattori. I sintomi più comuni – come ormai ben noto – sono affaticamento persistente, mancanza di respiro, tachicardia e palpitazioni, anosmia (perdita dell’olfatto), debolezza muscolare, confusione mentale, mal di testa, vomito e nausea, febbre ed eruzioni cutanee.

A volte queste condizioni possono essere associate (o correlate) anche a un peggioramento della salute cardiovascolare, che a sua volta è all’origine di eventi gravi come trombosi vascolari oppure dell’aumento delle dimensioni di un aneurisma aortico. Riconoscere queste patologie in maniera precoce è essenziale per procedere in maniera tempestiva con procedure chirurgiche o adottare le scelte terapiche più indicate.

Queste informazioni sono utili anche per favorire la prevenzione degli effetti del Long Covid sul sistema vascolare, che come anticipato si manifestano soprattutto a carico dei grandi vasi e di quelli di dimensioni intermedie.

Anche se l’esistenza di questa forma vascolare del Long Covid è un’evidenza scientifica ormai solida, i ricercatori autori dello studio hanno comunque ammesso che è necessario conoscere con maggiore chiarezza i fattori di rischio predisponenti – oltre alle differenze tra gli effetti delle diverse varianti del virus Sars-Cov-2 – per potere agire in maniera più efficace in termini di prevenzione, di diagnosi e di intervento precoce. La necessità di lavorare in questa direzione, comunque, è evidente.


Fonte: https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/36652923/



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