L’ipertensione fa paura anche prima di averla

Anche se il processo diagnostico in sé per rilevare una eventuale ipertensione non determina, sia nel breve sia nel medio termine, variazioni oggettive sulla qualità della vita (HRQoL), i pazienti generalmente manifestano preoccupazione rispetto alla propria pressione arteriosa – soprattutto per il timore di avere patologie cardiovascolari gravi.

Questo è ciò che emerge dallo studio scientifico pubblicato sull’American journal of hypertension nel settembre 2023, condotto per fare chiarezza sugli impatti psicologici dei test diagnostici per l’ipertensione e delle (eventuali) conseguenti diagnosi di ipertensione.

Allo studio in questione hanno partecipato 482 persone, perlopiù di età superiore a cinquant’anni, in buono stato di salute e senza una diagnosi pregressa di ipertensione, né in terapia con farmaci per il trattamento della pressione alta. I test per valutare la qualità della vita e il benessere psicologico sono stati svolti prima dell’inizio del processo diagnostico per l’ipertensione, poi di nuovo dopo 3 settimane e a 6 mesi di distanza, per valutare gli effetti sul medio e lungo periodo.
Il risultato? Mentre i parametri relativi al benessere generale sono rimasti pressoché invariati nel tempo, la preoccupazione per la pressione arteriosa e i timori di avere un infarto o un ictus sono aumentati in modo significativo a distanza di 3 settimane dall’avvio del processo diagnostico.

Dopo 6 mesi le preoccupazioni di avere un evento cardiovascolare estremo sono rimaste elevate nelle persone che hanno effettivamente ricevuto una diagnosi di ipertensione, mentre sono tornate al livello basale negli altri partecipanti. Ancora, in generale si è osservato che per i pazienti che hanno svolto il processo diagnostico a domicilio i timori erano molto meno evidenti rispetto a chi si è sottoposto agli esami in ambiente sanitario oppure ospedaliero.

Anche se sicuramente i risultati richiederanno ulteriore convalida in popolazioni più rappresentative e numerose, come hanno affermato gli autori stessi della ricerca, appare comunque evidente l’importanza del fattore psicologico tanto nel percorso di diagnosi quanto nella prevenzione dell’ipertensione, a maggiore ragione tra le persone fragili e con alti livelli di emotività: un elemento da non trascurare quando si ambisce a prendersi cura del paziente a tutto tondo.



Fonte:
https://academic.oup.com/ajh/advance-article-abstract/doi/10.1093/ajh/hpad083/7265366


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