La strategia olandese per proteggere i cuori non ha funzionato

Il supporto clinico proattivo – per migliorare lo stile di vita e le abitudini quotidiane delle persone – potrebbe essere di grande aiuto per ridurre i fattori di rischio cardiovascolare e prevenire l’insorgenza di una lunga serie di patologie.

La definizione chiara degli obiettivi, il supporto emotivo e il controllo diretto da parte dei professionisti sanitari, in sostanza, potrebbero rivelarsi decisivi per incentivare le persone ad adottare un regime alimentare migliore, a svolgere regolarmente attività fisica o ad abbandonare abitudini dannose per l’organismo.

Ma non è così scontato che un approccio di questo genere funzioni davvero: un programma di assistenza primaria di questo genere, proposto nei Paesi Bassi su pazienti con alto rischio cardiovascolare e denominato Healthy Heart, non ha affatto portato i risultati sperati. Oltre a non esserci stato un miglioramento nello stile di vita delle persone, non si è ridotto neppure il rischio cardiovascolare.

Resta comunque vero che le malattie dell’apparato circolatorio sono responsabili di un numero elevato di morbilità e rappresentano una spesa crescente per i vari sistemi sanitari nazionali. Così come è scientificamente dimostrato che una dieta di qualità, uno stile di vita sano e lo svolgimento regolare di attività fisica abbassano notevolmente il rischio di sviluppare problemi cardiaci o eventi traumatici per il cuore.

Il programma dei Paesi Bassi, nello specifico, aveva lo scopo di valutare il rapporto costo-efficacia di una serie di interventi mirati a ridurre il rischio cardiovascolare. E, oltre a promuovere il miglioramento dello stile di vita, si è cercato anche di affrontare problemi di salute pubblica come alcol e fumo, notoriamente associati a un rischio aumentato. Ma, come anticipato e come emerge dai risultati pubblicati sull’International Journal of Environmental Research and Public Health nel marzo del 2023, sia sul breve (3-6 mesi) sia sul lungo periodo (12-24 mesi) nella maggior parte dei casi non sono stati registrati significativi miglioramenti.

Nonostante i costi per il sistema sanitario e l’impiego di professionisti, dunque, attraverso programmi di assistenza primaria pare non sia possibile riuscire a raggiungere una parte consistente della popolazione.
Probabilmente, hanno commentato gli autori della ricerca, mancano i giusti aspetti motivazionali per garantire un vero e proprio cambio nelle abitudini quotidiane della popolazione generale, con l’effetto che questo genere di interventi non riesce a concretizzarsi in benefici significativi.


Fonte: https://journals.sagepub.com/doi/10.1177/02692155221128724




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