Il microbioma si trasmette da una persona all’altra

Ormai lo sappiamo: la nostra “firma biologica” non è composta solo dal patrimonio genetico custodito nelle nostre cellule. Ne fa parte, a tutti gli effetti, anche il genoma della moltitudine di microrganismi che vivono con noi. Le caratteristiche del microbioma svolgono un ruolo primario nella nostra vita e influiscono sul nostro stato di salute.

Eppure, i meccanismi con cui questo patrimonio genetico “integrativo” viene acquisito e trasmesso di persona in persona sono ancora poco noti.

Fa luce su questi aspetti del microbioma uno studio multicoorte appena pubblicato sulla rivista Nature, a firma di una nutrita equipe internazionale che riunisce istituti di ricerca di tutto il mondo, tra cui le Università di Trento e Napoli, l’Istituto Europeo di Oncologia di Milano e l’IRCSS Gaslini di Genova. Per le loro analisi, i ricercatori hanno utilizzato sofisticate tecniche di metagenomica.

E che cosa hanno scoperto? Innanzitutto, che la trasmissione del microbioma intestinale è massima tra madri e figli fino ai 3 anni di età, con il 34% di microbioma condiviso. Chi vive sotto lo stesso tetto condivide invece il 12% del microbioma. La percentuale di condivisione è la stessa, circa l’8%, sia nei gemelli che abitano in luoghi diversi sia nelle persone che vivono in uno stesso centro abitato. Mentre è pressoché nulla tra le persone che vivono in centri abitati diversi.

Gli autori si sono poi concentrati sulle singole categorie, per capire come avviene la trasmissione in ciascun caso e quali sono i microrganismi che sono trasmessi più facilmente. I più “popolari”, in tal senso, sono i batteri dei generi Bifidobacterium e Bacteroides, trasmessi abbondantemente sia di madre in figlio sia tra le persone che abitano sotto lo stesso tetto. Molto condivisi anche alcuni tipi di streptococchi: Streptococcus parasanguinis, un patogeno opportunista, in primis e anche tra persone che non vivono insieme, seguito da S. thermophilus, S. salivarius e S. vestibularis, di cui fanno parte ceppi usati spesso come probiotici.

Oltre al microbioma intestinale, Valles-Colomer, Segata e colleghi hanno investigato i meccanismi di trasmissione del microbioma orale. In questo caso la condivisione può essere più facile, dato che i microrganismi vengono veicolati dalla saliva. Le persone che abitano sotto lo stesso tetto, infatti, condividono il 32% del microbioma orale. Mentre la percentuale scende a valori prossimi allo zero tra gli individui che vivono in luoghi diversi.

I risultati di questo studio sono di grande interesse anche perché rinforzano l’ipotesi che molte malattie considerate non comunicabili siano invece trasmissibili. Comprendere in modo ancora più approfondito i meccanismi di trasmissione e condivisione del microbioma, quindi, può anche aiutare a prevenire e trattare in modo più efficace varie patologie.


Fonte:
https://www.nature.com/articles/s41586-022-05620-1



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