Quante volte abbiamo esclamato “Che pelle luminosa!” di fronte a una persona che scoppia di salute, o ci siamo lasciati sfuggire un sommesso “Ha proprio una brutta cera” dopo aver incontrato un malato. La pelle, infatti, è molto più di una sottile barriera che ci protegge e delimita, regolando alcune funzioni vitali. La pelle parla di noi dal profondo, veicolando importanti segnali sul nostro stato di salute e benessere generale.
Un aspetto di particolare interesse, in questo contesto, riguarda l’integrità cutanea. Danni e lesioni della pelle possono infatti dipendere da altre patologie o, al contrario, essere causati dai trattamenti terapeutici. Ripercuotendosi in entrambi i casi, a loro volta, sulla salute generale della persona. I dermatologi Stéphanie Bernatchez e Jens Bichel della società internazionale 3M Health Care hanno svolto una approfondita review, pubblicata sulla rivista Advances in Wound Care, proprio per indagare queste problematiche così rilevanti nella pratica clinica. Soffermandosi in particolare su un punto cruciale: come prevenire le lesioni cutanee da dispositivi medici (MARSI) nei pazienti a rischio.
Può sembrare un aspetto secondario, ma non lo è: i cerotti e gli altri dispositivi medici adesivi possono creare danni cutanei significativi, soprattutto in pazienti a rischio come i bambini e gli anziani, che hanno una pelle più fragile. Disporre di metodi quantitativi adeguati per valutare lo stato della pelle, prima di applicare un dispositivo medico, è dunque di grande importanza per il benessere del paziente. Così come definire delle linee guida efficaci e “su misura” per la cura della pelle, la scelta dei dispositivi medici più adatti, le tecniche di applicazione e rimozione meno impattanti.
Bernatchez e Bichel discutono in modo dettagliato un’ampia gamma di metodi per valutare lo stato della pelle, dal grado di idratazione alla presenza di proteine e citochine, dalla topografia della superficie cutanea al microbioma e fino alla modellizzazione biomeccanica. Un parametro cruciale per la salute è l’idratazione cutanea. In condizioni normali, la perdita di acqua transepidermica (TEWL) è di circa 120-240 grammi al metro quadro al giorno.
Ma se la barriera cutanea è danneggiata, il valore sale in modo considerevole. Per ripristinare l’integrità della pelle e proteggerla dalle lesioni, sottolineano gli autori, sono utili i prodotti idratanti e capaci di rafforzare la barriera cutanea.
In parallelo allo stato di salute della pelle, bisogna valutare anche i fattori di rischio legati alla storia e alle condizioni del paziente. Età, obesità o malnutrizione, difficoltà di movimento e presenza di determinate patologie sono tutti aspetti che influiscono sulle possibili lesioni cutanee da dispositivi medici, esacerbandole.
Anche in questo caso, gli autori discutono in modo critico gli strumenti clinici che permettono di valutare i fattori di rischio. Soffermandosi in particolare sulla scala di Braden e la scala di Cubbin-Jackson, relative al rischio di sviluppo di lesioni da pressione e da decubito.
Fonte: https://www.liebertpub.com/doi/10.1089/wound.2022.0021