Attività fisica: per stare meglio basta farla nel weekend

Per stare in salute bisogna fare regolare attività fisica ma, tra un impegno e l’altro, spesso non se ne ha il tempo. Per chi si chiede se è utile recuperare nel weekend, arriva una buona notizia da uno studio condotto da un gruppo di ricerca internazionale e pubblicata recentemente sulla rivista JAMA Internal Medicine.

Gli studiosi, nel corso di diversi anni, hanno seguito lo stato di salute di oltre 35mila adulti che hanno diviso, innanzitutto, in persone con uno stile di vita attivo, che fanno mediamente più di 150 minuti settimanali di esercizio fisico moderato oppure più di 75 minuti di attività intensa, e in persone sedentarie, che fanno esercizio al di sotto di quei livelli.

Tra gli individui fisicamente attivi hanno individuato i cosiddetti Weekend Warriors, o “Guerrieri del fine settimana”, che concentrano l’attività fisica in una o due sessioni intensive da 75 minuti per raggiungere i livelli raccomandati, e li hanno valutati separatamente dalle persone regolarmente attive, che invece spalmano la propria attività fisica su un maggior numero di sessioni settimanali.


Lo studio ha cercato di scoprire se i due modi di concepire l’attività fisica portassero gli stessi benefici sulla salute rispetto a uno stile di vita sedentario, oppure se uno dei due fosse preferibile all’altro. Per capirlo, sono stati paragonati i tassi di mortalità complessiva dei due gruppi e quelli per cause specifiche come le malattie cardiovascolari e le forme di cancro.


Senza sorpresa, lo studio ha confermato che la sedentarietà è foriera di cattiva salute, con tassi di mortalità superiori per tutti gli indici. Il dato interessante è che questi effetti positivi sono portati in egual misura da un’attività fisica regolare e da una concentrata in poche sessioni, suggerendo che anche le persone molto occupate possono recuperare nel weekend l’attività fisica che non sono riusciti a svolgere durante la settimana senza perderne i benefici.


Fonte https://jamanetwork.com/journals/jamainternalmedicine/article-abstract/2794038







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