Incinta e con pressione alta? Meglio intervenire

Le donne in gravidanza che soffrono di ipertensione cronica, anche lieve, dovrebbero essere trattate per portare i valori della pressione sanguigna al di sotto della soglia 140/90 mmHg, per tutelare la salute propria e quella del nascituro.

Predisporre delle terapie specifiche per ridurre la pressione arteriosa, infatti, migliora gli esisti delle gravidanze anche nelle persone con una leggera ipertensione, senza un aumento del rischio di una crescita fetale anomala o di un peso non idoneo al momento del parto.

È questo ciò che emerge dallo studio randomizzato pubblicato sulla rivista The New England Journal of Medicine nel maggio di quest’anno. Una ricerca nella quale sono state prese in esame 2.408 donne in gravidanza con un’età gestazionale inferiore alle 23 settimane e con valori pressori leggermente superiori al normale, ma comunque inferiori a 160/100 mmHg. Un sottogruppo delle pazienti ha ricevuto un trattamento farmacologico raccomandato per l’uso in gravidanza, mentre il gruppo di controllo non è stato sottoposto ad alcuna terapia, fatto salvo casi eccezionali di aumento di pressione oltre ai valori di riferimento di fronte ai quali sarebbe stato particolarmente rischioso non intervenire.

Di fatto, nelle donne sottoposte a trattamento farmacologico sono diminuiti sia gli esiti avversi primari (come preeclampsia grave, parto pretermine con meno di 35 settimane di gestazione, distacco della placenta, morte fetale o neonatale) sia quelli secondari (tra cui complicanze neonatali o materne, preeclampsia e parto di qualche settimana pretermine).

Senza entrare nello specifico di ogni singola tipologia di esito avverso, i risultati possono senz’altro essere sintetizzati affermando che tutti i dati mostrano mediamente una riduzione delle complicanze nel gruppo di donne trattate farmacologicamente, a cui si associa un miglioramento dello stato di salute tanto della mamma quanto del feto.

Insomma, come ha scritto il gruppo di scienziati autori dello studio, una strategia volta (ancora prima di intervenire farmacologicamente) a monitorare con maggiore attenzione l’andamento della pressione nelle donne in gravidanza, cercando di mantenere i valori al di sotto dei già citati 140/90 mmHg, può essere molto utile sia per evitare eventi avversi gravi sia per prevenire un peggioramento dell’ipertensione, che peraltro determinerebbe la necessità assoluta di un approccio terapeutico più incisivo.


Fonte: https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMoa2201295




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