Nei teleconsulti la pressione sale

Un paziente su tre mostra alterazioni significative della pressione sanguigna quando questa viene rilevata a distanza attraverso un teleconsulto, mentre i valori ritornano nella norma durante la misurazione autonoma in ambiente domiciliare. Si tratta di un fenomeno in parte inatteso ma molto frequente, che dovrebbe essere tenuto in considerazione per evitare la somministrazione di un eccesso di farmaci contro l’ipertensione.

Se la telemedicina è ormai uno strumento fondamentale per la cura e il supporto dei pazienti, con la pandemia di Covid-19 (e la conseguente impossibilità delle normali visite ambulatoriali) l’assistenza da remoto e l’utilizzo dei mezzi tecnologici sono diventati ancora più importanti. E considerando che l’ipertensione è ritenuta la principale causa di morte e di disabilità, è fondamentale analizzare il ruolo della telemedicina in relazione a questa patologia, in particolare per quanto riguarda la misurazione della pressione arteriosa (PA) al di fuori dell’ambiente ospedaliero o ambulatoriale.

Anche perché, di fatto, il monitoraggio domiciliare della PA (HBPM) è considerato uno strumento prezioso da associare al monitoraggio ambulatoriale (ABPM) per migliorare il trattamento clinico di routine e valutare con continuità l’efficacia delle terapie.

Controllando l’andamento della pressione in entrambi i contesti di riferimento – domiciliare e ambulatoriale – si possono verificare delle incongruenze tra i dati raccolti. Questo fenomeno è molto più frequente di quanto si possa pensare, e si parla di white coat uncontrolled hypertension (WUCH) quando le misurazioni presentano risultati alterati durante il controllo medico e sono nella norma in ambiente domestico, mentre si definisce masked uncontrolled hypertension (MUCH) il caso opposto.

Veniamo a un esempio concreto. Uno studio pubblicato sulla rivista High Blood Pressure & Cardiovascular Prevention nel dicembre del 2021 ha coinvolto 341 pazienti ipertesi con un’età media leggermente superiore ai 62 anni. Tra questi erano incluse anche persone con diabete o malattie cardiovascolari o cerebrovascolari. Tutti i pazienti erano in trattamento e hanno mostrato una pressione arteriosa media di 140,1/83,2 mmHg durante il teleconsulto con il medico, e di 127,5/77,5 mmHg durante le misurazioni autonome domiciliari.

Come si evidenzia da questi numeri, in generale la pressione tendeva a crescere (anche di 10 punti o più) durante le rilevazioni supervisionate dal medico, pur non avvenendo in ambiente ambulatoriale ma attraverso un teleconsulto a distanza. Insomma, l’effetto della presenza del medico si è fatto sentire anche se si trova a distanza. Numericamente, la prevalenza di WUCH era del 33,1%, mentre quella di MUCH si aggirava sul 7,9%.
È inoltre emerso che questi risultati non sono influenzati dai dispositivi utilizzati per le rilevazioni, in quanto i dati non mostrano differenze significative tra quelli convalidati e non convalidati.

Dallo stesso studio è emerso anche che la WUCH potrebbe essere persino più frequente nel teleconsulto rispetto alle tradizionali visite di persona, e probabilmente negli anziani questi risultati potrebbero essere indotti pure dall’ansia imputabile all’utilizzo di tecnologie poco conosciute.

Sono tuttavia ancora ignote, in termini di evidenze scientifiche, le motivazioni di dettaglio che causano questo aumento della pressione durante il teleconsulto, e che rischiano di inficiare i risultati ottenuti attraverso uno strumento tecnologico digitale che sarà sempre più essenziale per la cura e la salute dei pazienti.


Fonte: https://link.springer.com/article/10.1007/s40292-021-00498-y


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