L’intreccio tra malattie autoimmuni e intestino

Il legame fra le nostre difese immunitarie e la comunità microbica intestinale si stringe nei primissimi anni di vita. In quei frangenti il nostro organismo “insegna” al sistema immunitario a distinguere ciò che è accettabile nell’ambiente da ciò che non lo è e lo fa tramite l’intestino, il tessuto più esposto a ciò che è esterno. Intestino, naturalmente, vuol dire popolazione microbica. “Il microbiota in qualche modo fa da mediatore, tra quelle che sono tutte le esperienze esterne da un punto di vista alimentare, di patogeni, tossine e fa da filtro tra quello che deve essere considerato self, come si dice in immunologia e quello che è considerato non self”, sintetizza Gianluca Ianiro del Centro malattie dell’apparato digerente del Gemelli di Roma (Cemad), un’eccellenza internazionale in campo gastroenterologico, intervistato da Microbioma.

Questa alleanza stretta tra microbiota e sistema immunitario sta orientando la ricerca che in questi anni sta provando a trovare legami tra la salute di quella che un tempo veniva chiamata flora batterica e le malattie autoimmuni, quasi come se microbiota e sistema immunitario fossero due realtà speculari.

ai primi studi che prendevano in esame piccole popolazioni affette da patologie di questo tipo – come la celiachia o l’artrite reumatoide – e ne studiavano il microbiota, ora si stanno delineando alcune associazioni tra stato dell’intestino e malattie. “All’inizio si è partiti con le associazioni più ovvie, come le malattie infiammatorie intestinali – spiega Ianiro - abbiamo dei dati molto eleganti sull'artrite reumatoide o ad esempio sulla sclerosi multipla o su altre patologie autoimmuni reumatologiche, come connettiviti o il lupus, anche se non tutti i dati sono utilizzabili poi per essere traslati pratica clinica”.

Nel dibattito spesso viene citata l’eccessiva permeabilità intestinale come condizione centrale delle malattie autoimmuni, se non proprio come trigger iniziale. Il modello prevede come questo stato patologico – che qualcuno chiama sindrome dell’intestino gocciolante – abbassando le prestazioni della barriera intestinale, permetta un eccessivo passaggio di sostanze o batteri che scatenano la risposta immunitaria anomala.

Tale condizione è legata a fattori di stress acuto: si va dal parto, uno stress micidiale per il corpo femminile, alla cattiva dieta, da una gastroenterite infettiva al jet lag. Ma come mai l’intestino diventa più permeabile quando siamo stressati? “È un meccanismo di sopravvivenza – spiega Ianiro – come la febbre è una risposta fisiologica del corpo a un pericolo infiammatorio anche un’alta permeabilità intestinale fa aumentare la risposta immunitaria e fa sì che il corpo risponda molto meglio a un evento stressogeno, tentando quindi di arginarlo. È ovvio che si tratta di un meccanismo efficace solo nel breve termine”.

Nel lungo periodo, invece, potrebbe gradualmente fare scivolare l’organismo verso una malattia autoimmune. La ricerca dunque sta tracciando dei nuovi approcci per vedere questo tipo di patologie dalla prospettiva dell’intestino. Ad esempio, provando preventivamente a caratterizzare microbiomi predisponenti, oppure utilizzando la dieta come modulatore del microbiota o, ancora, usando queste conoscenze per ideare nuove cure, ad esempio utilizzando il microbiota direttamente come arma terapeutica.


L’intervista completa: https://www.youtube.com/watch?v=_PN9xbA1rak&t=407s










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