Malattia cerebrale dei piccoli vasi: come ridurre il rischio di demenza?

L’associazione tra ipertensione e malattia cerebrale dei piccoli vasi (CSVD) è essenziale per impostare la terapia più adatta e ridurre il rischio di eventi cardiovascolari gravi. Lo studio pubblicato sulla rivista scientifica Hypertension nel novembre del 2023, nello specifico, ha evidenziato la presenza di CSVD in oltre il 50% delle persone di età superiore ai 65 anni con problemi di ipertensione e altre manifestazioni cliniche vascolari.

La malattia dei piccoli vasi cerebrali corrisponde – come noto – a un gruppo di patologie multifattoriali che coinvolgono i piccoli vasi del cervello (come arteriole, venule e capillari) ed è responsabile di una quota tra il 20% e il 30% degli ictus ischemici.

Può anche causare emorragie cerebrali, determinando deterioramento cognitivo e, in alcuni casi, favorendo lo sviluppo della demenza. Le manifestazioni cliniche variano da ictus cerebrali silenziosi a forme acute come ictus lacunari o emorragie intracerebrali, fino a forme croniche caratterizzate da deterioramento cognitivo progressivo e sintomi motori. Per tutti questi motivi la CSVD ha un ruolo preminente nei contributi vascolari all'impairment cognitivo, ossia nel percorso che porta al deterioramento delle funzioni cerebrali.

Le conseguenze neuropatologiche si manifestano attraverso lesioni diffuse della sostanza bianca, lesioni ischemiche focali di piccole dimensioni o emorragie microscopiche subcorticali, meno frequenti ma significative. La gestione clinica della CSVD si concentra sull'abbassamento della pressione arteriosa, riconosciuto come elemento fondamentale per prevenire e rallentare la progressione della malattia. Interventi nello stile di vita, come l'esercizio regolare, una dieta equilibrata e il controllo di fattori di rischio come il fumo e l'abuso di alcol, contribuiscono a mantenere la salute vascolare.

Tuttavia, comprendere i motivi alla base della CSVD – inclusi fattori iniziali, patogenesi molecolare, relazioni tra patologia arteriosa e danni tissutali, potenziale reversibilità, bersagli farmacologici e biomarcatori molecolari – può essere utile per impostare trattamenti farmacologici più specifici. Attraverso analisi genomiche e profili trascrittomici è possibile creare modelli terapeutici innovativi, capaci di ridurre tutti i fattori di rischio collegati all’ictus, inclusa anzitutto l’ipertensione.

Se indagare la CSVD e il suo collegamento con l’impairment cognitivo è la chiave per ridurre il rischio di sviluppare varie forme di demenza, secondo gli autori del paper il controllo della pressione arteriosa emerge come una strategia chiave nella prevenzione e gestione di queste condizioni. Il tutto con l’obiettivo di aprire la strada a interventi terapeutici mirati per preservare la salute cognitiva nelle persone anziane.


Fonte: https://www.ahajournals.org/doi/10.1161/HYPERTENSIONAHA.123.19943



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