Pratiche di decisione condivisa nelle malattie reumatiche

Le pratiche di decisione condivisa, note anche come Shared Decision-Making (SDM), rappresentano un approccio alla medicina che coinvolge attivamente i pazienti nelle decisioni relative al loro trattamento o alla loro assistenza medica.

Questo processo mette in primo piano le preferenze e i valori dei pazienti, in modo che possano partecipare attivamente alla scelta delle opzioni terapeutiche o dei trattamenti che meglio rispondono alle loro esigenze.

Quanto sono importanti le pratiche di decisione condivisa, che facciano sentire i pazienti parte integrante del percorso di cura, nell’assistenza ambulatoriale e farmaceutica delle malattie reumatiche, come ad esempio l’artrite reumatoide? Se l’è chiesto un team tutto giapponese che ha condotto uno studio per valutare il legame tra questi aspetti e lo stato della malattia. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Journal of Pharmacy and Pharmaceutical Sciences.

Lo studio è andato a valutare lo stato della malattia reumatica in 94 pazienti adulti, a sei mesi dalla pratica di decisione condivisa con farmacisti e medici. Gli autori hanno preso in esame una serie di parametri ritenuti importanti per il processo decisionale, alcuni legati strettamente all’efficacia della terapia farmacologica, altri relativi agli aspetti economici dei trattamenti, agli eventuali effetti collaterali e ad altri parametri associati alle caratteristiche dei pazienti e al loro stile di vita quotidiano.

L’efficacia della terapia farmacologica è risultato essere il fattore più importante in sede decisionale. Ma i pazienti hanno valutato anche altri aspetti, legati alla loro esperienza soggettiva con un determinato trattamento o ad aspetti della loro vita quotidiana, non ultimo quello economico, che i medici e farmacisti non sempre tengono in considerazione nel prescrivere una terapia.

L'obiettivo delle pratiche di decisione condivisa è insomma garantire che i pazienti siano coinvolti attivamente nel processo decisionale, tenendo conto di tutti gli aspetti della loro vita e non solo del disturbo specifico di cui soffrono in quel momento. Questo approccio favorisce una migliore comprensione delle opzioni di trattamento, aumenta la soddisfazione del paziente e migliora la qualità complessiva dell’assistenza sanitaria.


Fonte: https://www.frontierspartnerships.org/articles/10.3389/jpps.2023.11135/full




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