Un buon intestino allunga la vita

Riequilibrare negli anziani la flora intestinale potrebbe aiutarli a vivere di più? Lo suggerisce una recente scoperta condotta da scienziati americani che hanno studiato i meccanismi molecolari che intervengono negli intestini di moscerini, un utile modello per individuare futuri farmaci utili all'uomo.

Come si passa dall'avere un intestino sano ad un apparato digerente stressato in età avanzata? Se lo sono chiesto un team di ricercatori del Buck Institute for Research on Aging di Novato, in California, edell'Università di Rochester, New York,che hanno studiato i meccanismi molecolari di un tipico organismo test degli studi genetici (il moscerino della frutta) verificando che l'invecchiamento è caratterizzato da un aumento della carica batterica dell'intestino: questa proliferazione batterica scatena una risposta infiammatoria che a sua volta incrementa la presenza di radicali liberi e porta alla proliferazione di cellule staminali intestinali. Una condizione che innesca una situazione precancerosa nell'epitelio dell'intestino.

Lo squilibrio di microrganismi legato all'età sembra cronico e guidato dalla chiusura di un vero e proprio “lucchetto genetico”: un gene (Foxo) delle cellule intestinali che si accende con l'età e che sopprime la produzione di molecole utili per la risposta immunitaria dei tessuti nei confronti dei batteri intestinali. Per bloccare questa cascata di reazioni biochimiche gli scienziati americani hanno provato la strategia di ripristinare le molecole soppresse da Foxo. Risultato: la flora batterica intestinale è tornata in equilibrio aumentando la durata della vita dei moscerini.

L'estensione di questo risultato nell'organismo umano è suggestiva. «Se capissimo in che modo l'invecchiamento influenza la nostra popolazione commensale – ha detto Heinrich Jasper, professore all'istituto californiano - potremmo essere in grado di influenzare la salute e la durata della vita in maniera abbastanza decisa». Lo studio, pubblicato sulla rivista Cell, potrebbe essere la prima pietra di una strada che porterebbe allo sviluppo di farmaci in grado di mimare l'attività delle molecole soppresse “dall'età” migliorando nettamente lo stato di salute degli anziani.


Fonte: http://www.cell.com/cell/abstract/S0092-8674%2813%2901587-0





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