Il mal di schiena si vince con la testa

La terapia cognitivo comportamentale efficace per un anno. Eliminando la paura di muoversi

Combattere il mal di schiena con terapie cognitivo comportamentali di gruppo? Sembrerebbe possibile secondo la ricerca pubblicata lo scorso marzo sulla rivista The Lancet da un team di ricercatori dell’Università di Warwick vicino a Coventry (Regno Unito). Ben lontano dall’affermare che il mal di schiena sia un problema psicologico, Zara Hansen - a capo dello studio - sostiene però che «Il modo in cui i pazienti vi si rapportano può cambiare di molto le cose». E i dati pare le diano ragione: degli oltre 700 pazienti britannici testati, quelli che sono stati sottoposti a terapia cognitivo comportamentale (oltre 460 persone) hanno mostrato significative riduzioni nel mal di schiena, sia sporadico che cronico, rispetto a quanti non avevano ricevuto alcun tipo di trattamento.

Obiettivo della terapia di gruppo - condotta da psicoterapeuti, infermieri e psicologi opportunamente formati - è stato quello di cambiare i comportamenti e le credenze relativi alla possibilità o meno di svolgere attività fisica per chi soffre di mal di schiena. Infatti, al di là dei trattamenti di agopuntura, manipolazione osteopatica o ginnastica posturale, una delle principali indicazioni contenute nelle linee guida internazionali per combattere il dolore alla schiena è proprio quella di condurre una vita attiva. Raccomandazione che però viene spesso ignorata per paura di peggiorare il proprio stato di salute e su cui si è cercato di lavorare.

Dopo quattro mesi dalle sedute di terapia di gruppo, i pazienti riportavano benefici analoghi a quelli riferiti da coloro che si sottoponevano a terapie tradizionali (agopuntura, manipolazione osteopatica, ginnastica posturale). E dopo un anno quasi il 60 per cento di questi pazienti continuava a non manifestare dolore: un risultato nettamente migliore di quello ottenuto con le terapie tradizionali. La terapia cognitivo-comportamentale potrebbe quindi essere un’opzione nelle procedure di trattamento del mal di schiena. Una opportunità che il medico di famiglia potrebbe consigliare prima di inviare i pazienti a un consulto con lo specialista.

Fonte: http://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736%2809%2962164-4/fulltext

 

 


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