Quando il paziente non prende le medicine


L’aderenza del paziente a quanto prescrive il medico gioca un ruolo importante per il successo della terapia, soprattutto nella cura delle malattie croniche. Eppure i pazienti non fanno sempre quello che raccomanda loro il medico: questo provoca, si stima, quasi 200mila morti all’anno solo in Europa o, in termini economici, circa 125 miliardi di euro all’anno a scapito dei sistemi sanitari nazionali. Uno studio internazionale ha provato ad approfondire questo fenomeno e le sue cause a livello globale.

Lo studio, condotto da ricercatori canadesi e pubblicato sulla rivista specializzata Patient Preference and Adherence , ha escluso la cosiddetta “non aderenza secondaria” (quando il paziente smette di assumere farmaci dopo l'inizio della terapia medica), per concentrarsi sulla poco conosciuta “non aderenza primaria” che si verifica quando il paziente non inizia nemmeno la cura prescritta dal medico.

I ricercatori hanno condotto una meta-analisi. Hanno confrontato cioè sistematicamente diversi lavori pubblicati sull’argomento tramite l’accesso a otto grandi database di articoli scientifici. L’obbiettivo era quello di vedere quanto venivano assunti alcuni farmaci dedicati a condizione croniche nei pazienti – farmaci contro l’ipertensione, ipolipemizzanti, ipoglicemizzanti e antidepressivi – e capire a quali fattori e contesti potessero essere associati.

Da un corpus iniziale di quasi 1500 articoli, sono stati selezionati 24 lavori che corrispondevano perfettamente all’obbiettivo della ricerca. L’analisi statistica dei risultati ha permesso di arrivare ad alcune conclusioni. La non-aderenza è stata quantificata in un grande numero di pazienti: il 14,6% di essi non inizia la terapia anche se potrebbe curare la propria condizione cronica. Andando a discriminare meglio però si è visto che il maggior tasso di abbandono era relativo ai farmaci ipolipemizzanti (20,8%). Geograficamente gli autori dello studio hanno notato che la non-aderenza totale è maggiore in Nord America (17%) rispetto all’Europa (8,5%).
Tra le variabili socio-demografiche che si è cercato di correlare al fenomeno è risultata significativa solo l’assenza di supporto sociale. Sembrerebbe dunque che il primo passo per permettere ai pazienti di prendere le medicine dovrebbe essere il counseling farmacologico e un maggior controllo clinico.


https://europepmc.org/articles/pmc5944464


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