Strategie anti-contagio… dal dentista

Le cure odontoiatriche già rimandate non possono attendere all’infinito. Ecco quali misure e precauzioni sono necessarie per poter tornare dal dentista, senza rinunciare alla massima sicurezza.

Durante la fase uno della gestione dell’epidemia, anche gli studi odontoiatrici hanno seguito l’indicazione comune a tutto il mondo della sanità: prendersi cura solo dei casi più urgenti, posticipando a una data indefinita tutti i trattamenti di ruotine e gli appuntamenti di pazienti con problemi di lieve entità. E si è trattato senza dubbio di una saggia decisione, perché il necessario contatto ravvicinato sulla poltrona del dentista rappresenta una via di trasmissione preferenziale del nuovo coronavirus.

Piccole carie, dolori qua e là nella bocca, pulizie dei denti, infiammazioni e ascessi sono stati per molte settimane messi a tacere, chiedendo a chi ha sofferto di una qualche forma di mal di denti di stringerli, i denti, e resistere almeno fino allo scavalcamento del picco epidemico, al più con l’ausilio di qualche farmaco o di consulenze telefoniche. Ma fin da subito è parso evidente a tutti che si sarebbero dovute trovare strategie ad hoc per la ripartenza. Per coordinare le azioni, il Ministero della salute ha attivato un tavolo tecnico (a distanza, naturalmente) che fornisca linee guida per la riorganizzazione dell’attività di routine, per la gestione dei pazienti e per proteggere tutte le persone e le figure professionali che ruotano intorno allo studio odontoiatrico. E in parallelo anche la FNOMCeO (Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri) ha riunito un proprio gruppo di lavoro per arrivare a una sintesi delle possibili linee guida da suggerire.

I più esposti al rischio di infezione, prima ancora dei pazienti, sono proprio i dentisti, gli assistenti alla poltrona e gli igienisti dentali. E non si tratta solo di quella prossimità fisica ben sotto il metro di distanza che è comune a molte altre professioni sanitarie: l’uso di strumenti rotanti come il trapano, o di erogatori di acqua o aria, genera un aerosol di minuscole particelle liquide, sulle quali potrebbe potenzialmente trovarsi il Sars-Cov-2. Più che una semplice ipotesi, è un dato scientificamente solido di cui ha dato conto anche la rivista scientifica Nature, in una pubblicazione ispirata proprio dall’emergenza sanitaria. L’unico punto ancora incerto è quanto effettivamente questi aerosol rendano probabile la trasmissione del contagio, ma già è assodato che sia un rischio che deve essere in qualche modo ridotto.

All’atto pratico, verranno introdotte misure ancora più efficaci di quelle da sempre adottate in tutti gli studi odontoiatrici. I dispositivi di protezione individuali come mascherine, cuffie, occhiali e visiere saranno certamente necessari per gli operatori, ma in parte (in particolare si pensa agli occhiali, e certamente non alle mascherine) potranno essere indossati anche dai pazienti. Non potendo impedire l’uso del trapano e degli altri strumenti, una soluzione a cui si pensa è quella di ridurre la carica virale negli aerosol, che inevitabilmente si formano, diluendo nell’acqua degli impianti un qualche genere di disinfettante. Oltre a tutte le pratiche di igienizzazione di ruotine, infine, si potrebbe suggerire l’uso – quando possibile – della diga dentale, ossia un foglio di gomma che separa fisicamente i denti su cui si interviene dal resto della cavità orale.

L’altro grande filone di intervento è quello della gestione del viavai di pazienti. A livello individuale, la strategia numero uno è quella di eseguire una preparazione del paziente tramite triage: prima telefonico, per sincerarsi dello stato di salute generale e identificare i pazienti a più elevato rischio di contrarre la Covid-19 in forme gravi, e poi anche di persona, all’ingresso dello studio attraverso qualche forma di misura strumentale. Al momento l’unico controllo possibile sarebbe quello della temperatura, ma in prospettiva si potrebbe parlare di test sierologici o altri eventuali tipi di analisi rapida, da eseguire una manciata di minuti prima di accedere alla poltrona.

In termini collettivi, infine, l’ingresso negli studi dovrà essere scaglionato, arrivando praticamente ad azzerare il numero di persone in sala d’attesa e permettendo frequenti igienizzazioni. Nelle stesse stanze d’attesa si darà probabilmente indicazione di rimuovere i vari oggetti di intrattenimento (a partire dalle classiche riviste), proprio per togliere potenziali vie di trasmissione del virus. Con il rispetto di tutte queste norme, combinate come sempre al buonsenso e alla buona volontà, andare dal dentista potrebbe diventare un’attività non più rischiosa di una spesa al supermercato o della visita a un congiunto.


Fonte: https://www.nature.com/articles/s41368-020-0075-9




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