Prende piede il controllo del dolore in ospedale

In Italia 13 milioni di abitanti vivono la condizione del dolore. Per costoro è stata appena annunciata una novità: nella nuova SDO – la scheda di dismissione ospedaliera – i vari trattamenti del dolore avranno un codice di prestazione univoco. Non si tratta di un mero atto burocratico, ma di una piccola rivoluzione concettuale, perché nonostante una legge (la 38/2010) garantisca ai pazienti italiani il diritto ad avere cure palliative adeguate, l’attuale pratica clinica nel nostro Paese risulta ancora inadeguata per una cronica assenza di valutazione del dolore da parte del medico. Con la nuova SDO invece, il dolore torna al centro: il suo monitoraggio e trattamento sarà obbligatoriamente riportato, pena il mancato rimborso della prestazione.

L'annuncio è arrivato da Guido Fanelli, presidente della Commissione nazionale cure palliative e terapia del dolore del Ministero della Salute, portando aria nuova in un Paese dove il 41% dei pazienti con dolore cronico ha dichiarato di non aver ricevuto un adeguato controllo del dolore. “Il 13 giugno – ha spiegato Fanelli– sarà istituito un tavolo tecnico per assegnare un codice di prestazione specifico a ogni trattamento per il dolore. In questo modo saranno istituzionalizzati i rimborsi, con la conseguente induzione del medico a diagnosticare e trattare il dolore, non solo per non incorrere nelle previste omissioni di atti d’ufficio, ma anche per vedere riconosciuto alla struttura nella quale opera il rimborso delle prestazioni erogate”.

 

Le linee guida per rendere efficace il trattamento del dolore, raccomandano in primo luogo la valutazione dello stesso per identificarne l'origine e successivamente descrivono la terapia più adeguata, da selezionare in funzione dell’intensità del dolore. Le terapie utilizzate per il dolore non infiammatorio sono a base di analgesici puri o in associazione; nel dolore infiammatorio si raccomandano i FANS a cui associare un analgesico centrale.


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