Cancro, in Italia ci si ammala e si guarisce di più

Mille tumori al giorno e un cancro che colpisce di più al Nord. Sono alcuni dei dati che emergono da I numeri del cancro in Italia 2012, l'indagine realizzata dall'Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) e dall'Associazione Italiana Registri Tumori (Airtum), presentata lo scorso 26 settembre al Ministero della Salute. Il volume porta in evidenza tutta l'emergenza del problema che in Italia rappresenta la seconda cause di morte, dopo le complicanze cardio-vascolari: se nel nostro Paese infatti sono stati diagnosticati circa 360mila tumori nel 2011, si stima che nel 2012 le diagnosi saranno 364mila. Sono colpiti soprattutto gli uomini (56%) e gli abitanti del Nord che si ammalano il 30% in più rispetto al Sud.

Il tumore più frequente è quello del colon-retto (50.000 diagnosi), seguito dal cancro al seno (46.000), da quello al polmone (38.000) e alla prostata (36.000). Per quanto riguarda la mortalità, sono 175.000 i decessi stimati per il 2012. Gli uomini muoiono soprattutto per cancro al polmone (27% dei decessi), mentre le donne per quello alla mammella (16% dei decessi). Ma c'è una buona notizia: stando ai dati, in Italia la sopravvivenza negli ultimi 15 anni è aumentata complessivamente di oltre il 50%, merito di una maggiore conoscenza delle metodiche di prevenzione che consentono di individuare la proliferazione cellulare ai primi stadi, e di uno sviluppo delle terapie oncologiche.

I dati sono importanti e fonte di orgoglio. «La possibilità di disporre finalmente di dati epidemiologici relativi all’anno in corso - ha detto infatti Renato Balduzzi, ministro della Salute - è essenziale per impostare azioni di politica sanitaria. L’oncologia italiana, per qualità delle terapie e impegno nella prevenzione, si conferma tra le prime al mondo, come dimostrato dalle alte percentuali di guarigione». L'indagine è stata resa possibile dal contributo di tutte le  oltre 300 oncologie italiane e dei 37 Registri tumori presenti sul territorio, enti che possono fotografare l'evoluzione della malattia di oltre 24 milioni di italiani (43% della popolazione) la cui attività, purtroppo, sembra essere sempre più compromessa dalla perdurante assenza di una legge nazionale che li riconosca giuridicamente e li abiliti all'accesso alle informazioni sanitarie.

 


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