Protezione solare, il 40% degli italiani non la usa. A rischio i più giovani.

Siamo più informati, rispetto al passato, sui danni inflitti alla nostra pelle dai raggi solari, ma c'è ancora molto da fare: 4 italiani su 10 non utilizzano le creme solari.
Il dato è stato presentato a Sorrento, al Congresso Nazionale di Scienze dermatologiche 2011, ed è contenuto in un'indagine Eurisko condotta su 1200 individui oltre i 14 anni. In vista dell'estate, l'istituto di ricerche voleva valutare la consapevolezza dei problemi di salute associati all’esposizione solare. Lo studio arriva dieci anni dopo un'altra indagine analoga e fotografa un netto miglioramento: se nel 2001 solo il 31% degli italiani si spalmava le creme solari, dieci anni dopo la percentuale si alza al 61%.

«È cambiato l'atteggiamento verso i solari, che oggi non sono più considerati cosmetici, ma strumenti di salute – spiega Isabella Cecchini di Eurisko – dal 2001 a oggi gli italiani che li usano, scegliendo indici di protezione maggiori rispetto al passato, sono 4 milioni in più. Ma c'è ancora un 28% che non mette alcuna protezione e un 11% che ricorre a prodotti diversi dai filtri solari». Per eliminare il rischio e raggiungere i 4 italiani su 10 che non adottano strategie preventive efficaci, c'è ancora molto da fare. Anche perché l'indagine ha evidenziato che la protezione solare viene utilizzata quasi esclusivamente nelle situazioni di viaggio e vacanza.

E' una “foto-protezione situazionale” che esclude la quotidianità e che colpisce soprattutto i lavoratori all'aperto che, nonostante le norme (il Testo unico sulla sicurezza) sono ancora troppo disattenti verso questo aspetto della loro salute. Ma a rischio sono anche i più giovani.

«Gli adolescenti non hanno il concetto del pericolo legato all’esposizione solare – avverte Fabio Ayala, presidente del Congresso di Scienze dermatologiche - la maggior parte della luce solare viene assorbita entro i 18-20 anni, quando si passa più tempo all'aperto e in vacanza. È quindi proprio nei ragazzini e nei giovani che bisognerebbe cercare di migliorare i comportamenti al sole».


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